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[ri-] guardanti sopratutto gli ordini [FN 14]. Ed è proprio sugli ordini e sui passi che appartengono alla "regole di architettura" che ora si concentra l'attenzione. Il programma di verificare Vitruvio sui monumenti, già implicato negli studi e nella prassi dell'Alberti e di Francesco di Giorgio, sviluppato da Raffaello e dichiarato apertamente da Antonio da Sangallo il Giovane [FN 15], è ripreso dall'Accademia con particolare riguardo alle regole:
Segue poi un collegamento de le regole di Vitruvio con gli esempi de l'opere, il qual libro sarà molto utile e bello perché dove Vitruvio porrà una regola o vero un ordine d'Architettura in questo libro si discorrerà in qual luogo negli edifizi antichi sia osservato tal ordine, e trovato che in qualche altro edifizio l'architetto se ne sia partito s'avvertirà discorrendo la ragione, perché in quel luogo non siano osservate le regole date da Vitruvio, cosí si congiungerà in un certo modo la pratica con la teorica e si scenderà in belle e utili contemplazioni [FN 16.]
Non è solo una maggior consapevolezza storica che distingue queste posizioni dall'ipotesi di Antonio il Giovane che le architetture di età imperiale, in quanto posteriori a Vitruvio, nella maggior parte rispondessero alle sue regole [FN 17]; per chi ha steso il programma dell'accademia le differenze tra la pratica ed i precetti vitruviani non destano pregiudizialmente scandalo: sono un fenomeno di cui è utile chiarire volta per volta le ragioni. Si intravede il metodo d'indagine aderente alla realtà e la mentalità flessibile del linguista il quale sosteneva che "la grammatica nasce da la lingua e non la lingua dalla grammatica". E per meglio confrontare le regole di Vitruvio con quelle tratte dalla pratica, nel "corpus" di rilievi si dovevano esporre per ogni monumento "le ragioni e le regole e gli ordini di quell'edifizio" [18]. Nello stesso spirito si aggiungeva infine, per rendere conformi agli ordini i minimi dettagli, supplendo ai silenzi di Vitruvio:
una raccolta di tute le modenature antiche che si trovano come di porte, fregi, architravi e simil cose, le quali ad ogni architettore sono sommamente necessarie, perché in quelle si conoscono per esempio le misure e le regole di tutte, com si
[14] Tolomei, Lettere cit., f. 82v.: "E per maggior chiarezza, ed utilità, si farà uno altro vocabolario volgare per ordine d'istrumenti o di parti, come per esempio, pigliando la colonna con la sua base e il suo capitello; e ponendola in figura si dichiareranno a parte a parte tutti i suoi membri". Tale lavoro era stato iniziato già da fra Giocondo (Vitruvius per Iocundum, ff. 28v-42r) e sviluppato dal Serlio (Regole generali cit., ff. 7r e v, 19r e v, 20r etc.).
[15] Cfr. p. 18, nota 16; p. 26, nota 36; p. 41, nota 14.
[16] Tolomei, Lettere cit., f. 82v.
[17] Giovannoni, Antonio da Sangallo it., p. 396 (Prefazione di Antonio alla traduzione di Vitruvio): si può supplire alla perdita di disegni di Vitruvio collo studio dei monumenti antichi: "fatti di poi da lui, perché ci persuandeno che sendo fatti di poi a lui et in tempo della felicità dello imperio el pare sieno fatti secondo la constitutione sua: perché si vede aver conferentia insieme; perché sendo fatta in li tempi buoni si penso sieno nate dallui o veramente che quelli maestri che furono in quelli tempi boni delleta felice fussino valenti a quelle medesime notitie delli autori qual ebbe Vitruvio". Posizioni del genere di quella del Sangallo persistono, meno giustificatamente, fino al XX secolo, come nota Pierre Gros (Structures et limites cit., pp. 1005-6).
[18] Tolomei, Il Cesano cit. VIII, 28 (Commento p. 88), e id., Lettere cit. f. 82v.