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[S. 55:]

Le motivazioni e le cause di questa tendenza sono diverse: se Sebastiano Serlio è convinto di trovarsi in un nuovo secolo d'oro dell'architettura e di dover pertanto fissare in norme le conquiste dei decenni precedenti [FN 2: Serlio, Regole generali cit., f. 5r "La qual arte (l'architettura) per la virtù dei famos, et eccellenti in- [Forts. S. 56:] gegni, che ho nominato, cosí fiorisce in questo nostro secolo, come si facesse la lingua latina al tempo di Iulio Cesare, et di Cicerone".]

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che considera in larga parte rispondenti a Vitruvio – per porle a disposizione anche di ingegni mediocri, Tolomei, e forse anche Filandro stimano ineguagliata la perfezione dell'architettura classica, di cui si può soltanto rievocare qualche sembianza di bellezza [FN 3: C. Tolomei, Delle lettere di M. Claudio Tolomei libri sette, Vinegia 1547, f. 83r, lettera ad Agostino Landi, da Roma 14 novebre 1542.]. Le norme diventano poi preziose quando si voglia agevolare la diffusione dell'architettura anticheggiante elaborata a Roma in regioni in cui scarseggiano monumenti antichi a cui ispirarsi ed architetti e maestranze in grado di costruire secondo la nuova maniera.

[…]

Origine e obiettivi dell'esigenza nuova di imporre regole all'architettura si possono precisare considerando quanto avviene contemporaneamente nel dibattito sulla cosidetta "questione della lingua" [FN 5: Migliorini, Questione della lingua cit., pp. 1-75 con bibliografia. S. Deswarte, D. Miguela da Sivla d'une Roma a l'autre, in Actes du Congres sur l'Humanisme Portugais, Lisbonne, Académie des Sciences, ottobre 1985 (in corso di stampa); eadem, Francisco de Holanda, parte su La Roma de Francisco de Holanda, tesi, Paris IV, 1986.] Il confronto col campo letterario è consentito dagli accertati frequenti scambi di imagini, concetti e procedimenti che esso – ed in particolare la retorica – ha con il campo delle arte figurative [FN 7: P. Portoghesi, Roma nel Rinascimento, Venezia (1971), pp. 24-38.]. Se il Bembo indica gli artisti (Michelangelo e Raffaello) che disegnano gli edifici antichi per riconquistare la perfezione dell'arte classica come modelli di metodo per chi nello scrivere voglia raggiungere la perfezione degli autori latini [FN 8: P. Bembo, Opere in Volgare, Firenze 1961, a cura di M. Marti, p. 350 (nel libro III composto prima del 1516).], ancor prima troviamo le influenze del De officiis ciceroniano sul concetto albertiano di De-

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corum.