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[Per «album» s'inten-]

de qui una forma di raccolta di disegni, che potrebbe anche designarsi col nome di volume miscellaneo. I fogli in esso contenuti risalgono per soliti a disegnatori diversi ed a tempi diversi, hanno nella maggior parte dei casi formati distinti, e la carta, i materiali e la tecniche disegnative sono, com'è quasi inevitabile, differenti; in questo caso, i vari fogli sono stati incollati in un secondo tempo in un volume unico, scopo al quale in genere gli autori non li avevano affatto destinati. L'ordine, quando pure vi sia, è stato escogitato dal collezionista, non dagli artisti, e può ubbidire talvolta a scopi di studio e d'insegnamento, mentre in altri casi i volumi sono stati messi insieme semplicemente per assicurare la conservazione di oggetti cosí delicati. [FN 1] Questa modalità di conservare i disegni si mantiene ancora oggi, in alcune raccolte rispetto a libri di disegni che provengono da antiche collezioni: per esempio, nel Fondo Corsini del Gabinetto Nazionale delle Stampe a Roma [FN 2], oppure nella Biblioteca Apostolica Vaticana [FN 3]. Celebre esempio di questo tipo di libri di disegni di antichità è il Codex Destailleur A nella Kunstbibliothek di Berlino, nel sono raccolti quasi esclusivamente rilievi di architetture romane antiche [FN 4]; alcuni altri esempi saranno, nel seguito, quanto meno da menzionare.

Pertanto, l'album si caratterizza come tale in quanto è stato messo insieme da un collezionista, mentre al contrario il taccuino, in generale, è stato personalmente composto come un tutto unico dall'estensore o dall'artista. Normalmente i disegni di un taccuino sono perciò di una medesima mano, oppure di autore che stavano fra loro in una qualche mutua relazione (parenti, amici, colleghi o simili) [FN 5]; ed erano destinati sin dall'inizio ad es-

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sere raccolti in volume, sia che i fogli singoli siano stati disegnati prima della rilegatura, sie che i disegni siano stati eseguiti su un volume già rilegato.

 

 

[1] J. G. Rushton, Italian Renaissance Figurative Sketchbooks, Ann Arbor 1976, pp. 39-65, propone una diversa definizione dell'album e pertanto un altro tipo di ripartizione. Egli anticipia la differenziazione tra le due specie, definendo libri di schizzi soltanto i codici che fossero già rilegati quando vennero redatti i disegni; e contando già tra gli album i volumi costituiti da fogli che sono stati approntati allo scopo di rilegarli in volume. Poiché non di rado non valuta con esattezza i presupposti fisici dei codici (se cioè sia precedente il disegno o la rilegatura), in numerosi casi non perviene neppure ad un ordinamento che corrispona al suo stesso schema (vedi la lista generale a p. 65); poi, trascura troppo il dato che numerosi libri di disegni contengon copie, e non raffigurazioni originali eseguito in luogo; infine, non tiene conto del fatto che il codice, in quanto oggetto d'arte, tale è stato in ogni caso voluto dall'artista, indipendentemente dalla circostanza che i disegni siano stati eseguiti prima o dopo la rilegatura. Per i codici messi insieme dal collezionista non lascia piú aperta alcuna possibilità di contraddistinguerli, quantunque sia perfettamente consapevole del problema (p. 52).

[2] S. Prosperi Valenti Rodinò, in M. Catelli Isola, S. Valenti Rodinò, E. Beltrame Quattrocchi, G. Fusconi, I grandi disegni italiani dal Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma, Milano 1981.

[3] Per es. la Collezione Capponi; oppure la collezione del Cardinal Gaspare di Carpegna (cfr. Cod. Ottob. Lat. 3131: F. Mancinellli, A. M. de Strobel, G. Morello, A. Nesselrath (a cura di), Raffaello in Vaticano, Milano 1984, p. 197, nota 72).

[4] Berliner, Kunstbibliothek, inv. OZ 109; Ch. Hülsen, Il Libro di Giuliano da Sangallo, Leipzig 1910, pp. XXXVII-XLI. Sul Dosio: E. Luporini, Un libro di disegni di Giovanni Antonio Dosio, in: «Critica d'Arte», 4 (1957), pp. 442-56, e ibid. 5 (1958), pp. 43-72, in particolare pp. 45-64.